martedì 8 marzo 2011

Bacchetta magica




La Storia 


Bacchette, bastoni del potere, filtri e pozioni magiche, tutte fregnacce per uno come me, che, pure aperto a tutto, ha bisogno di conferme....Non mi sembrava corretto però, nascondere questo singolare oggetto e come ne venni in possesso  agli amanti dell'esoterico e del fantastico.
Nel 1962 ero in vacanza con la famiglia in un piccolo appartamento che i miei avevano preso in affitto a Mezzaselva di Roana, sull'altopiano di Asiago. Quella mattina, ci alzammo di buonora e, armati di cesto per la raccolta di funghi, io, mio padre e mio fratello Luca più piccolo di cinque anni, partimmo, carichi di entusiasmo, a bordo della mitica "Simca Aronde", alla volta di Malga Campolongo, allora composta da due casupole in pietra, la più grande a due piani, ai lati, un muretto che ne delimitava il cortile, tutto intorno il bosco. Lasciata l'auto all'interno della malga, ci inoltrammo nella vegetazione.


La giornata trascorse velocemente, alternata da qualche spuntino e dal rinvenimento di alcuni reperti bellici del primo conflitto mondiale, molto comuni da trovare all'epoca. Sulla via del ritorno però, il cesto era egualmente pieno di funghi. La fatica sparì improvvisamente, quando, rientrati in malga, ci trovammo sul piatto una polenta calda e il formaggio prodotto nel posto. Poi, davanti al crepitio della legna, nel grande camino che troneggiava la stanza, il vecchio casaro, si lasciò andare a racconti fantastici di elfi maghi e salbanei, storie già sentite, in un quasi incomprensibile cimbro-vicentino, dalla mia bisnonna "Italia" ultima sconsolata tenutaria, in famiglia, di tale idioma. Davanti ai nostri occhi sgranati, le rugne del volto, tracciavano nel vecchio, la carta geografica che riconduceva a luoghi popolati da quelle presenze.



Poi, arrivò il tempo del commiato, così, forse per rafforzare la verità dei suoi racconti, il montanaro, estrasse da un sacco di stoffa nera, due pezzi di legno intagliato. Consegnandomeli solennemente tra le mani, mi disse fossero i resti di un Bastone Magico, appartenuti da sempre ai suoi avi e aggiunse che non avendo alcun parente da lasciarli, alla sua morte, li affidava a me, convinto che ne avrei fatto buon uso.
Sulla via del ritorno a Mezzaselva, io e mio fratello guardavamo increduli quel dono, convinti di avere in mano qualcosa di realmente magico e fantasticavamo su quello che avremmo potuto farne.
Finirono così le vacanze estive; gli impegni scolastici e i vecchi amici presero il sopravvento, inevitabilmente un velo di obblio scese su quei legni, che andarono perduti, probabilmente bruciati in una di quelle stufe in terracotta di casa.
Bella storia direte.....


Bella sì, perchè quando circa tre anni fa, quando decisi di ristrutturare la vecchia casa di nonna, incastrati tra le tavelle e un trave nel sottotetto di un solaio, riapparvero quei "famigliari" legni. Dopo qualche giorno, da un recondito cassetto nella memoria, uscì la storia ad essi collegata, storia di quello che, restaurato in modo conservativo si presenta così come lo vedete in foto.
Dalla lunghezza non è decisamente un bastone da passeggio, (appena 69 cm) non lo è neppure per la forma (69 gradi di angolo). Allora cos' è?
Il "catalizzatore d'energia" è stato ricostruito, ora bisogna trovare il "Mago" che lo ricarichi... eh eh... Impresa ardua....             
                                                                           Ado



Il bastone


Il bastone, in legno di cirmolo, probabilmente risale al tardo medioevo, forse di origine francese. Il pomolo sulla sommità, simboleggia un bocciolo a cinque petali, posto sulla corona della regina sottostante che tiene tra  le mani un fuso. Sotto di essa, sei teste e un uccello appoggiano sulla testa antropomorfa (forse un demone o un gatto) il tutto, sorretto da un boscaiolo, tra le gambe del quale, esce posteriormente la testa di un cane, in bilico sulle spalle di un monaco che stringe tra le braccia due conigli.











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